Presentazione VIII – Olga Jęczmyk Nowak

Olga Jeczmyk Nowak

Olga Jęczmyk Nowak, conosciuta in modo abbreviato come Olga JeNo, è una traduttrice, interprete e traduttologa, tra altre cose. Sarà la protagonista dell’ottava pubblicazione de Intérpretes y Traductores al desnudo – Interpreti e Traduttori allo scoperto, che ci servirà per conoscere meglio uno dei profili emergenti in Spagna.

Olga è nata in Polonia il 25 giugno del 1986 e ora vive a Barcellona, pur avendo trascorso dei lunghi soggiorni anche a Roma, Parigi e Cracovia. Traduttrice, interprete e correttrice di testi, oltre ad essere mediatrice linguistico-culturale, i suoi ambiti di specializzazione sono quello giuridico-economico, arte, musica, filosofia, scienze (ambiente, energie rinnovabili e biologia), cosmetica e commercio internazionale. Le sue lingue di lavoro sono sei: spagnolo, polacco, catalano, italiano, inglese e francese. Una studentessa incallita, che ha conseguito una Laurea di vecchio ordinamento in Traduzione e Interpretazione presso la Universitat Pompeu Fabra nel 2010, un Master in Mediazione Linguistico-Culturale presso l’Università La Sapienza di Roma tra il 2011 e il 2012, e che attualmente studia ricerca scientifica in Traduttologia e Studi Interculturali presso la Universitat Autònoma di Barcellona (con un titolo di Dottorado che deve arrivare).

Con «un fratello, un cane e molti ottimi amici», la compagnia non le manca. Chi la conosce sa della sua passione per la musica (suona il violino da 20 anni!); inoltre fa sport («ma ora l’unica cosa che faccio è salire le scale, correre col mio cane e rincorrere l’autobus di mattina») ed è una giramondo instancabile, il che si evince dai suoi due soggiorni in Erasmus (uno a Parigi e l’altro a Roma) e dai posti che ha visitato: «quelli che più mi hanno segnata sono stati: gli USA, Egitto, Norvegia, Polonia, Italia, Serbia e Ungheria». Poche cose le piacciono tanto quanto un buon vino rosso, imparare, andare in posti dove parlano una lingua che non capisce (una vera sfida) o il venerdì sera. Al contrario, detesta gli agganci («e non di certo i dispositivi meccanici»), la prepotenza e i bugiardi compulsivi.

Ha creato un Blog ben conosciuto: www.20000lenguas.com; e diversi gruppi di Facebook, come: Etimología, traducción, interpretación y curiosidades de la lenguaTraductología y traducciónLengua vivaTraductors i Intèrprets. Per il futuro, vuole «finire il dottorato, viaggiare in paesi lontani per conoscere altre culture, imparare il russo, continuare col Blog per aiutare chi ne ha bisogno ed essere felice». Infine, aggiunge: «mi piacciono i progetti a lungo termine e le conferenze. Credo che non si da abbastanza importanza all’etimologia né alla terminologia, così come a lingue quali il latino e il greco classico. Si può riconoscere un non traduttore dalla mancanza di contesto.»

E il piatto è (quasi) pronto! Chi vuole saperne di più su questa versatile traduttrice?

Per formulare domande, avete tre opzioni diverse:

– con un commento alla fine di questo stesso articolo;

con un messaggio privato alla pagina di Facebook del Blog;

con una mail a sebgfa@gmail.com.

Ricordate che bisogna chiarire se volete che le domande siano anonime. In caso di non ricevere una richiesta che lo specifichi, l’identità della persona che fa la domanda verrà rivelata.

Grazie a tutti e a presto!

Presentación VIII: Olga Jęczmyk Nowak

Olga Jeczmyk Nowak

Olga Jęczmyk Nowak, conocida de forma abreviada como Olga JeNo, es una traductora, intérprete, y traductóloga, entre otras cosas. Será la protagonista de la octava publicación de Intérpretes y Traductores al desnudo – Interpreti e Traduttori allo scoperto, que nos servirá para conocer mejor a uno de los perfiles emergentes en España.

Olga nació en Polonia el 25 de junio de 1986 y ahora vive en Barcelona, aunque también ha tenido estadías largas en Roma, París y Cracovia. Traductora, intérprete y correctora, además de mediadora lingüístico-cultural, sus ámbitos de especialidad son jurídico-económico, arte, música, filosofía, ciencias (medio ambiente, energías renovables y biología), cosmética y comercio internacional. Sus idiomas de trabajo son seis: español, polaco, catalán, italiano, inglés y francés. Una estudiante empedernida, que completó una Licenciatura en Traducción e Interpretación por la Universitat Pompeu Fabra en 2010, un Máster en Mediación Lingüístico-Cultural por la Università La Sapienza de Roma entre 2011 y 2012, y que actualmente estudia investigación científica en Traductología y Estudios Interculturales en la Universitat Autònoma de Barcelona (con un título de Doctorado que va a llegar).

Con «un hermano, un perro y muchos y muy buenos amigos», está muy bien acompañada. Quienes la conocen, saben de su pasión por la música (toca el violín de hace ¡20 años!); además, practica deporte («aunque ahora lo único que hago es subir escaleras, correr con mi perro y perseguir el autobús por las mañanas») y es una viajera incansable, algo que se nota por sus dos estancias Erasmus (una en París y la otra en Roma) y por los lugares que ha visitado: «los que más me han marcado han sido: Estados Unidos, Egipto, Noruega, Polonia, Italia, Serbia y Hungría». Pocas cosas le gustan tanto como un buen vino tinto, aprender, ir a sitios donde hablen una lengua que no entiende (todo un desafío) o los viernes por la tarde. Por lo contrario, detesta los enchufes («y no los eléctricos»), la prepotencia y los mentirosos compulsivos.

Creó un Blog conocido: www.20000lenguas.com; y varios grupos de Facebook, como: Etimología, traducción, interpretación y curiosidades de la lengua; Traductología y traducción; Lengua viva; Traductors i Intèrprets. Con vistas al futuro, quiere «acabar el doctorado, viajar a países lejanos para conocer otras culturas, aprender ruso, seguir con el Blog para ayudar a quienes lo necesiten y ser feliz». Por último, añade: «me gustan los proyectos a largo plazo y las conferencias. Creo que no se le da importancia suficiente a la etimología y a la terminología al igual que a lenguas como el latín y el griego clásico. Se puede reconocer a un no traductor por falta de contexto.»

¡Y el plato está (casi) servido! ¿Quién quiere saber más sobre esta traductora polifacética?

Para formular preguntas, tienen tres opciones distintas:

– con un comentario al final de este mismo artículo;

– con un mensaje privado a la página de Facebook del Blog;

– con un correo electrónico a sebgfa@gmail.com.

Recuerden que hace falta aclarar si quieren que las preguntas sean anónimas. De no recibir una solicitud que lo especifique, se revelará la identidad de la persona que pregunta.

¡Gracias a todos y hasta pronto!

Presentazione VII: Alejandra Mercedes Jorge

Alejandra Mercedes Jorge

Un po’ alla volta, su Intérpretes y Traductores al desnudo – Interpreti e Traduttori allo scoperto iniziamo a esplorare il mondo per conoscere esperti di diversi paesi. Nella nostra settima tappa atterriamo in Argentina, dove ci accoglie una traduttrice molto conosciuta in America Latina: Alejandra Mercedes Jorge.

Originaria di Lomas de Zamora (Buenos Aires) e stabilitasi nel quartiere porteño di Palermo, alcuni fanno uso del diminutivo «Ale» per rivolgersi a questa traduttrice tecnica specializzata in petrolio, economia, marketing e finanza, che lavora pure come interprete di consecutiva e docente di traduzione tecnica, interpretazione e inglese in aziende («ho la mia stessa azienda di servizi di traduzione e interpretazione e di formazione linguistica per aziende»). Ha studiato trazione letteraria e tecnico-scientifica in inglese all’IES Lenguas Vivas «Juan Ramón Fernández» nel 1981 («era un istituto nazionale all’epoca», descrive), dove ha anche conseguito il titolo di Professoressa d’inglese. Alejandra ha anche conseguito una Laurea di vecchio ordinamento in Inglese per Scopi Specifici alla Universidad CAECE nel 2002 e una Laurea in Disegno, Management e Analisi di Progetti di E-learning e di Formazione Virtuale alla Universidad Tecnológica Nacional nel 2008.

Molti la conoscono perché è stata presidente della AATI (2010–2014) e perché attualmente è una delle vicepresidenti della FIT LatAm. Inoltre, è la coordinatrice del gruppo di professori di traduzione d’inglese all’IES Lenguas Vivas «Juan Ramón Fernández».

Nata negli anni 60, racconta di essere «sposata senza figli. Sono figlia unica, ma sono cresciuta con dei miei cugini e siamo di famiglia italiana.» Grande appassionata di cinema, lettura e cucina, è vissuta anche in Nuova Zelanda (Auckland), ha lavorato a Londra come interprete ed è stata in Brasile, Cile, Australia, Colombia, Perù, negli Stati Uniti («mio marito è statunitense») e in Europa. È evidente che le entusiasma viaggiare, conoscere gente, insegnare, interpretare e tradurre. Non è così evidente che non le entusiasma mangiare pesce, alzarsi presto né la mediocrità.

Come progetto professionale, vuole continuare ad imparare e a gestire progetti di formazione o traduzione che rappresentino delle sfide per lei. Invece a livello personale, sogna con viaggiare in Africa e nella Polinesia francese. Non esitate a inviare domande se volete sapere di più su Ale!

Per formulare domande, avete tre opzioni diverse:

– con un commento alla fine di questo stesso articolo;

– con un messaggio privato alla pagina di Facebook del Blog;

– con una mail a sebgfa@gmail.com.

Ricordate che bisogna chiarire se volete che le domande siano anonime. In caso di non ricevere una richiesta che lo specifichi, l’identità della persona che fa la domanda verrà rivelata.

Grazie a tutti e a presto!

Presentación VII: Alejandra Mercedes Jorge

Alejandra Mercedes Jorge

De a poco, en Intérpretes y Traductores al desnudo – Interpreti e Traduttori allo scoperto vamos explorando el mundo para conocer a expertos de distintos países. En nuestra séptima parada aterrizamos en Argentina, donde nos recibe una traductora muy conocida en América Latina: Alejandra Mercedes Jorge.

Originaria de Lomas de Zamora (Buenos Aires) e instalada en el barrio porteño de Palermo, hay quienes recurren al diminutivo «Ale» para dirigirse a esta traductora técnica especializada en petróleo, economía, marketing y finanzas, que también trabaja como intérprete en consecutiva y docente de traducción técnica, interpretación e inglés en empresas («tengo mi propia empresa de servicios de traducción e interpretación y de capacitación en idiomas para empresas»). Estudió traducción literaria y técnico-científica en inglés en el IES Lenguas Vivas «Juan Ramón Fernández» en 1981 («era instituto nacional en esa época», detalla), donde también obtuvo el título de Profesora de inglés. Asimismo, Alejandra se licenció en Inglés con Propósitos Específicos por la Universidad CAECE en 2002 y se diplomó en Diseño, Gestión y Evaluación de Proyectos de E-learning y de Formación Virtual por la Universidad Tecnológica Nacional en 2008.

Muchos la conocen por haber sido presidenta de la AATI (2010–2014) y por ser, en la actualidad, una de las vicepresidentas de la FIT LatAm. Además, ahora es coordinadora del grupo de profesores de traductorado en inglés en el IES Lenguas Vivas «Juan Ramón Fernández».

Nacida en la década de los 60, cuenta estar «casada sin hijos. Soy hija única, pero tengo primos con los que me crié, y somos de familia italiana.» Gran aficionada al cine, lectura y cocina, vivió también en Nueva Zelanda (Auckland), trabajó en Londres como intérprete y visitó Brasil, Chile, Australia, Colombia, Perú, los Estados Unidos («mi esposo es estadounidense», cuenta) y Europa. Cae de maduro que le entusiasma viajar, conocer gente, dar clases, interpretar y traducir. No tanto que le disgusta comer pescado, levantarse temprano y la mediocridad.

Como proyecto profesional, desea seguir aprendiendo y estando al frente de proyectos de capacitación o traducción que le presenten desafíos. Mientras que a nivel personal sueña con viajar al África y a la Polinesia francesa. ¡No duden en enviar preguntas si quieren saber más sobre Ale!

Para formular preguntas, tienen tres opciones distintas:

– con un comentario al final de este mismo artículo;

con un mensaje privado a la página de Facebook del Blog;

con un correo electrónico a sebgfa@gmail.com.

Recuerden que hace falta aclarar si quieren que las preguntas sean anónimas. De no recibir una solicitud que lo especifique, se revelará la identidad de la persona que pregunta.

¡Gracias a todos y hasta pronto!

El extraño nexo entre los Jedi y Michael Jackson: Elisabetta Colombo

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Aunque sea un poco más tarde de lo previsto, esta vez en Intérpretes y Traductores al desnudo-Interpreti e Traduttori allo scoperto, podremos conocer un perfil a lo mejor poco «mediático», aunque muy interesante en la esfera de la traducción de ciencia ficción y, casualmente (o no), de las entrevistas. Ante ustedes, Elisabetta Colombo.

– Estamos en enero, ya pasaron las fiestas y todos estamos un poco liados con el inicio del año. Por eso quiero decirte que aprecio que te tomes el tiempo para entretenernos con estas líneas que nos permitirán empezar el 2016 con más entusiasmo. Sé que no siempre fuiste traductora. ¿Nos contás a qué te dedicabas antes?

– En realidad no siempre he sido traductora a tiempo completo. Cuando terminé la escuela superior de intérpretes, trabajé durante unos meses en el aeropuerto de Malpensa en Milán como azafata de tierra responsable del check-in y de los embarques. No era lo mío, por lo que opté por ocuparme de la empresa de mi familia: una perfumería. Mi trabajo a tiempo completo era ese, pero empecé a trabajar de traductora a tiempo parcial casi enseguida. Colaboraba con algunas revistas, y era un trabajo que adoraba, muy interesante y estimulante.

– ¿Por qué decidiste cambiar? ¿Redescubriste tu verdadera pasión?

– Bueno, diría que en realidad no fue un cambio ni tampoco un redescrubrimiento. Lo definiría más bien como una evolución. Cuando cerré el capítulo de «la empresa familiar», ocuparme a tiempo completo de la que siempre había sido mi pasión fue un paso natural.

– Tradujiste artículos, ¿nos querés contar para qué revistas? ¿Qué tipo de artículos era?

– Colaboraba con Rolling Stone Italia y GQ Magazine. Traducía entrevistas y artículos variados relacionados con cantantes, actores, personajes famosos y temas de actualidad. Podría citar decenas de entrevistas y artículos interesantes, pero guardo en el corazón una entrevista a Bono Vox, una a George Lucas y una a Michael Jackson. Las primeras dos se publicaron en Rolling Stone: la entrevista a Bono Vox era larguísima y especialmente introspectiva, la entrevista a George Lucas era apasionante y la publicaron con ocasión del estreno de La guerra de las galaxias: Episodio III – La venganza de los sith. La entrevista a Michael Jackson, en cambio, se publicó en GQ de forma exclusiva para Italia. De hacía al menos diez años que Michael Jackson no concedía entrevistas, y esa fue una de las últimas antes de su muerte.

– Ya es imposible no asociar tu nombre al libro «Come Star Wars ha conquistato l’universo» («Cómo La guerra de las galaxias conquistó el universo»). ¿De qué trata exactamente esta obra?

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– Es una monografía muy detallada sobre la historia de La guerra de las galaxias, desde que nació en la mente de Lucas hasta la salida del Episodio VII. Es un libro muy cautivador, que ofrece una visión global no sólo de la saga, sino también de la historia cinematográfica y de todo lo que gira alrededor de estas cuestiones. Lo aconsejo enérgicamente a los fans de La guerra de las galaxias y a quienquiera que tenga ganas de aprender algo nuevo, porque realmente es un libro completo de A a la Z.

– Sos fan de La guerra de las galaxias, justamente, pero también de Harry Potter y de Tolkien. ¿Cuáles son tus personajes preferidos en cada mundo y por qué?

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– George Lucas, J.K. Rowling y J.R.R. Tolkien: mentes geniales y visionarias que le han regalado al mundo realidades paralelas donde refugiarse y vivir aventuras siempre distintas. No importa mucho si son los cruceros de la Flota Imperial, las regiones de la Tierra Media o las cámaras secretas del castillo de Hogwarts; para mí siempre son territorios distintos e hipnóticos, embebidos de aquella magia que, a veces, en nuestra realidad está ausente. Por lo general, me atraen más los «villanos redimidos» o los que viven oscilando entre el bien y el mal: creo que son ellos los verdaderos héroes. Estos personajes son más completos e inteligentes, su «viaje» es más interesante y cautivador, y sin duda alguna tienen muchas más cosas para enseñar que los que nacen y mueren buenos o malos. Tanto Dumbledore como Gandalf, por ejemplo, conocieron el poder atractivo de la magia oscura, pero lograron dar marcha atrás a tiempo. Y mi preferido es Darth Vader, que en cambio se dejó seducir por el lado oscuro, redimiéndose sólo al final.

– ¿Hay algún nexo entre eso y tu pasión por la historia del Medievo? ¿De dónde nace?

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– El Medioevo también está repleto de historias fantásticas, hechas de espadas, caballeros, dragones y brujas. Todas las historias más apasionantes se inspiran en la Edad Media: piensen en las ambientaciones, la ropa y las armas. No existen cuentos donde no haya caballeros, príncipes y magia. En la antigüedad no sabían explicar de forma racional los fenómenos que hoy definimos como «científicos», por lo que los atribuían siempre a algo sobrenatural. Las supersticiones que aún hoy condicionan la realidad de los que creen en ellas (los gatos negros, por ejemplo, o pasar debajo de las escaleras, que te barran los pies con una escoba y demases) derivan en su mayoría del Medievo.

– Terror: libros sí, películas no. ¿Por qué?

– Porque las películas me dan miedo, los libros no. En los libros construís las situaciones como querés, en las películas estás obligado a ver lo que crean los demás… Y puesto que las películas de terror están hechas para dar mucho miedo, realmente dan mucho miedo.

– ¿Actuaste alguna vez en un teatro de verdad? ¿Qué papeles te gustan? ¿Alguna vez hiciste de cosplayer?

– Si con teatro de verdad te referís a una sala donde hay un escenario, bastidores y asientos con público, entonces sí, en más de uno. No siendo una profesional, jamás actué en teatros famosos. Tuve distintos papeles, pero los que me salen mejor son los cómicos. Soy buena para construir personajes con características ridículas, un paso raro, un defecto del habla… me divierto más. Hice de cosplayer sólo en fiestas con amigos. Jamás participé en convenciones o en manifestaciones públicas.

– Decís que no tocás bien la guitarra. Ahora, tus gatos… ¿huyen cuando la tocás?

– Sí, la toco realmente mal; además en el último período, por toda una serie de razones, también dejé de ejercitarme. Pero tengo dos, una acústica y una eléctrica, que de todos modos ahí me esperan. Mis gatos prefieren hacerme compañía mientras trabajo…

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– ¿Cuál es tu vino preferido? ¿Y por qué no te gusta el chocolate?

– Mi vino preferido es el Amarone. Y no me gusta el chocolate porque… no sé. No hay una razón en particular: ¡¡no me gusta el chocolate porque no me gusta!!

– Para concluir, describinos tu día ideal.

– No puedo describir un día ideal: un día ideal es cuando volvés a casa, pensás en lo que hiciste y decís «¡guau, qué día más guay!». Y aprendí que en la vida no vale la pena programar, alcanza con vivir el aquí y el ahora. Hay cosas que me gusta hacer y personas con quienes me gusta estar, y si en el mismo día logro combinar ambas cosas… bien, ¡ese es mi día ideal!

– Como alguno diría, las pequeñas cosas nos cambian el día. Pues bien, Betty y todos ustedes lectores, ¡les deseo un buen inicio de 2016 y que la fuerza los acompañe!

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Lo strano nesso tra i Jedi e Michael Jackson: Elisabetta Colombo

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Sebbene un po’ più tardi del previsto, questa volta su Intérpretes y Traductores al desnudo-Interpreti e Traduttori allo scoperto potremo conoscere un volto magari poco “mediatico”, ma molto interessante nell’ambito della traduzione della fantascienza e, casualmente (o no), delle interviste. Ecco a voi Elisabetta Colombo.

– Siamo a gennaio, le feste sono passate e siamo tutti un po’ alle prese con l’inizio dell’anno. Per questo, voglio dirti che apprezzo che tu ti prenda il tempo per dilettarci con queste righe che ci faranno iniziare il 2016 con entusiasmo. So che non sempre hai fatto la traduttrice. Ci racconti prima a che cosa ti dedicavi?

– In realtà, non faccio da sempre la traduttrice a tempo pieno. Quando ho finito la scuola interpreti, ho lavorato per qualche mese all’aeroporto di Malpensa come hostess di terra addetta al check-in e agli imbarchi. Non faceva per me, quindi ho deciso di occuparmi dell’azienda di famiglia: una profumeria. Il mio lavoro a tempo pieno era quello, ma ho iniziato a fare la traduttrice part-time quasi da subito. Collaboravo con delle riviste, ed era un lavoro che adoravo, molto interessante e stimolante.

– Come mai hai deciso di cambiare? Hai riscoperto la tua vera passione?

– Beh, direi che non c’è stato un vero e proprio cambiamento, e nemmeno una riscoperta. La definirei piuttosto un’evoluzione. Quando ho chiuso il capitolo “azienda di famiglia”, occuparmi a tempo pieno di quella che è sempre stata la mia passione, è stato un passaggio naturale.

– Hai tradotto articoli; vuoi dirci per quali riviste? Che tipo di articoli erano?

– Collaboravo con Rolling Stone Italia e GQ Magazine. Traducevo interviste e articoli vari, che riguardavano cantanti, attori, personaggi noti e temi d’attualità. Potrei citare decine di interviste e articoli interessanti, ma mi sono rimaste nel cuore un’intervista a Bono Vox, una a George Lucas e una a Michael Jackson. Le prime due sono state pubblicate da Rolling Stone: quella a Bono Vox era lunghissima e particolarmente introspettiva, quella a George Lucas era appassionante e fu pubblicata in occasione dell’uscita di Star Wars Episodio III – La vendetta dei Sith. L’intervista a Michael Jackson, invece, venne pubblicata da GQ in esclusiva per l’Italia. Erano almeno dieci anni che Michael Jackson non rilasciava interviste, e quella fu una delle ultime prima della sua morte.

– Ormai è impossibile non associare il tuo nome al libro “Come Star Wars ha conquistato l’universo”. Di cosa tratta esattamente quest’opera?

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– È una monografia molto particolareggiata sulla storia di Star Wars, da quando è nato nella testa di Lucas, fino all’uscita di Episodio VII. È un libro molto affascinante, che offre una visione d’insieme non solo della saga, ma anche della storia della cinematografia e di tutto ciò che gira intorno a questi argomenti. Lo consiglio vivamente ai fan di Star Wars, e a chiunque abbia voglia di imparare qualcosa di nuovo, perché è davvero un libro a 360°.

– Sei fan di Star Wars, appunto, ma anche di Harry Potter e di Tolkien. Quali sono i personaggi preferiti in ciascun mondo e perché?

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– George Lucas, J.K. Rowling e J.R.R. Tolkien: menti geniali e visionarie, che hanno regalato al mondo realtà parallele in cui rifugiarsi e vivere avventure sempre diverse. Che siano gli incrociatori della Flotta Imperiale, le regioni della Terra di Mezzo o le stanze segrete del castello di Hogwarts, poco importa: per me sono territori sempre diversi e ammalianti, pervasi di quella magia che, a volte, nella nostra realtà viene a mancare. In genere, sono più attratta dai “cattivi redenti” o da chi sta sempre in bilico fra bene e male: trovo che siano loro i veri eroi. Questi personaggi sono più completi e più intelligenti, il loro “viaggio” è più interessante e coinvolgente, e hanno sicuramente molte più cose da insegnare di chi nasce e muore buono o cattivo. Silente e Gandalf, ad esempio, che hanno conosciuto entrambi il potere di attrazione della magia oscura, riuscendo però a ravvedersi in tempo. E il mio preferito, Darth Vader, che dal Lato Oscuro si è lasciato invece sedurre, riscattandosi solo alla fine.

– C’è qualche nesso tra quello e la tua passione per la storia del Medioevo? Da dove nasce?

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– Anche il Medioevo è pervaso da storie fantastiche, fatte di spade, cavalieri, draghi e streghe. Tutte le storie più appassionanti traggono ispirazione dal Medioevo: pensate alle ambientazioni, agli abiti e alle armi. Non esistono favole in cui non ci siano cavalieri, principesse e magia. Gli antichi non sapevano spiegare con la ragione fenomeni che oggi definiamo “scientifici”, quindi li attribuivano sempre a qualcosa di soprannaturale. Le superstizioni che ancora oggi condizionano la realtà di chi ci crede (i gatti neri, ad esempio, o passare sotto le scale, la scopa sui piedi, e così via) derivano per la maggior parte dal Medioevo.

– Horror: libri sì, film no. Come mai?

– Perché i film mi fanno paura, i libri no. Nei libri costruisci le situazioni come vuoi tu, nei film sei costretto a guardare quello che creano gli altri… e siccome i film horror sono fatti apposta per fare tanta paura, fanno paura davvero.

– Hai mai recitato in un teatro vero e proprio? Che ruoli ti piace avere? Hai mai fatto da cosplayer?

– Se per teatro vero intendi una sala in cui ci sia un palcoscenico, delle quinte, e delle poltroncine con il pubblico, allora sì, anche più di uno. Non essendo una professionista, non ho mai recitato in teatri famosi. Ho avuto diversi ruoli, ma quelli che mi vengono meglio sono quelli comici. Sono brava a costruire personaggi che abbiano delle caratteristiche ridicole: una camminata strana, un difetto nella parlata… mi diverto di più. Ho fatto da cosplayer solo alle feste con gli amici. Non ho mai partecipato a convention o a manifestazioni pubbliche.

– Dici di non suonare bene la chitarra. Ma i tuoi gatti… scappano quando suoni?

– Sì, la suono davvero male, ultimamente poi, per una serie di motivi, ho smesso anche di esercitarmi. Ma ne ho due, una classica e una elettrica, che comunque restano lì ad aspettarmi. I miei gatti preferiscono farmi compagnia mentre lavoro…

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– Qual è il tuo vino preferito? E perché non ti piace il cioccolato?

– Il mio vino preferito è l’Amarone. E non mi piace il cioccolato perché… boh. Non c’è una ragione specifica: non mi piace il cioccolato perché non mi piace!!

– Per concludere, descrivici una tua giornata ideale.

– Non posso descrivere una giornata ideale: una giornata ideale è quella che, quando arrivi a sera e ci ripensi, ti fa dire “wow, che figata di giornata!”. E ho imparato che nella vita non vale la pena programmare, basta vivere qui e ora. Ci sono cose che mi piace fare e persone con cui mi piace stare, e se nello stesso giorno riesco ad abbinare le due cose… ecco, è quella la mia giornata ideale!

– Come qualcuno direbbe, le piccole cose ci cambiano la giornata. Ebbene, Betty e tutti voi lettori, vi auguro un buon inizio 2016 e che la forza vi accompagni!

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Presentación VI: Elisabetta Colombo

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Con ocasión de la sexta edición de Intérpretes y Traductores al desnudo – Interpreti e Traduttori allo scoperto, conoceremos un perfil que será del agrado del público friki: Elisabetta Colombo, traductora italiana que, entre otras cosas, tradujo un libro de La guerra de las galaxias, del que descubriremos detalles en el próximo post.

El sobrenombre de la protagonista de la entrevista es Betty. Nacida el 1 de diciembre, vive cerca de Milán y trabaja como traductora especializada en narrativa y ensayos a tiempo completo desde hace algunos años. En cuanto a su formación, obtuvo un Diploma di Laurea en la Scuola Superiore Interpreti e Traduttori (Escuela Superior de Intérpretes y Traductores) de Milán en 1997.

Betty, que tiene un hermano y dos sobrinos, tiene una debilidad por los gatos (tiene dos en casa). Sus intereses varían desde las series de fantasía, como La guerra de las galaxias, Harry Potter y el mundo de Tolkien, a la lectura de novelas de terror y policiales e historia (sobre todo del Medievo). Ama la música («toco la guitarra… ¡¡pero lo hago mal!!»), el shabby chic, el teatro («formo parte de una compañía de teatro amateur, aunque últimamente estoy desaparecida») y es hincha del Milan. Además, dio algunas vueltas por el mundo, ya que visitó una larga lista de países: Estados Unidos, Malasia, Singapur, Kenia, Egipto, Túnez, Cabo Verde, Jamaica, Honduras, Maldivas, Gran Bretaña, Francia, España y algunas capitales europeas. Aparte de todo lo que ya se mencionó antes, a Elisabetta le gustan las series de televisión, el vino y reír mucho. En cambio, no le gustan las mentiras, las películas de terror ni el chocolate (¡cosa muy rara!).

«Como proyecto personal, me gustaría continuar por este rumbo», afirma. «Tengo una página de Facebook: Elisabetta Colombo, Traduzioni e Dintorni (Elisabetta Colombo, Traducciones y Alrededores)». ¿Alguien le echa un vistazo?

Para formular preguntas, tienen tres opciones distintas:

– con un comentario al final de este mismo artículo;

con un mensaje privado a la página de Facebook del Blog;

con un correo electrónico a sebgfa@gmail.com.

Recuerden que hace falta aclarar si quieren que las preguntas sean anónimas. De no recibir una solicitud que lo especifique, se revelará la identidad de la persona que pregunta.

¡Gracias a todos y hasta pronto!

Presentazione VI: Elisabetta Colombo

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In occasione della sesta edizione de Intérpretes y Traductores al desnudo – Interpreti e Traduttori allo scoperto, conosceremo un profilo che sarà gradito al pubblico geek: Elisabetta Colombo, traduttrice italiana che, fra la altre cose, ha tradotto un libro su Star Wars, di cui scopriremo dettagli nel prossimo post.

Il soprannome della protagonista dell’intervista è Betty. Nata l’1 dicembre, abita vicino a Milano e fa la traduttrice specializzata in narrativa e saggistica full-time da qualche anno in questa parte. Per quanto riguarda la sua formazione, ha conseguito un Diploma di Laurea presso la Scuola Superiore Interpreti e Traduttori di Milano nel 1997.

Betty, che ha un fratello e due nipotini, ha un debole per i gatti (ne ha due a casa). I suoi interessi vanno dalle serie fantasy, come Star Wars, Harry Potter, e il mondo di Tolkien, alla lettura di horror, thriller e storia (in special modo del Medioevo). Ama la musica (“suono la chitarra… male!!”), lo shabby chic, il teatro (“faccio parte di una compagnia teatrale amatoriale, anche se ultimamente sono latitante”) ed è tifosa del Milan. Inoltre, è stata in giro per il mondo, poiché ha visitato una lunga lista di paesi: Stati Uniti, Malesia, Singapore, Kenia, Egitto, Tunisia, Capo Verde, Giamaica, Honduras, Maldive, Gran Bretagna, Francia, Spagna e alcune capitali europee. Oltre a tutto quello che è stato descritto prima, a Elisabetta piacciono le serie televisive, il vino e ridere tanto. Non le piacciono invece le bugie, i film horror e il cioccolato (cosa molto strana!).

“Come progetto personale, vorrei continuare su questa strada”, afferma. “Ho una pagina Facebook: Elisabetta Colombo, Traduzioni e Dintorni”. Qualcuno ci dà un’occhiata?

Per formulare domande, avete tre opzioni diverse:

– con un commento alla fine di questo stesso articolo;

– con un messaggio privato alla pagina di Facebook del Blog;

– con una mail a sebgfa@gmail.com.

Ricordate che bisogna chiarire se volete che le domande siano anonime. In caso di non ricevere una richiesta che lo specifichi, l’identità della persona che fa la domanda verrà rivelata.

Grazie a tutti e a presto!

Cabine, viaggi e attivismo: Anne Martin

Anne

Su Intérpretes y Traductores al desnudo-Interpreti e Traduttori allo scoperto festeggiamo un po’ in ritardo la Giornata mondiale della traduzione, o festa di San Girolamo, con l’intervista a Anne Martin, interprete di conferenze e professoressa all’Università di Granada. Anne, fra le altre cose, è vissuta in quattro paesi diversi e ha un profilo molto particolare.

– Grazie per aver concesso questa intervista, Anne. So che sei impegnata nella preparazione del Master in Interpretazione di Conferenze di quest’anno all’Università di Granada e che il tempo sempre scarseggia. Mi piacerebbe iniziare appunto da lì: cosa ci puoi raccontare del Master? Quali sono stati i cambiamenti rispetto alla specializzazione della Laurea di vecchio ordinamento? Quali sono i punti forti?

– La terza edizione del Master in Interpretazione di Conferenze dell’Università di Granada inizia ora. È una laurea con percorso di studi il cui scopo è quello di formare interpreti capaci d’inserirsi nel mondo professionale sia come freelance che nelle istituzioni internazionali. Le lingue che proponiamo sono: tedesco, arabo, francese e inglese combinati allo spagnolo. Gli studenti devono essere madrelingua in una delle suddette e possedere un’ottima conoscenza di altre due. È un programma con obbligo di presenza ed è molto intensivo. Ora avvieremo la 3ª edizione del Master, ma prima offrivamo una specializzazione in interpretazione con l’ormai scomparsa Laurea di vecchio ordinamento in Traduzione e Interpretazione, per cui all’Università di Granada abbiamo una vasta esperienza nella formazione d’interpreti.

Inauguración Máster 2014-15

I contenuti del Master sono molto simili a quelli della specializzazione della Laurea di vecchio ordinamento, anche se ora ci sono più ore di lezione. Nonostante con la vecchia Laurea esistessero ore di pratica, queste non erano obbligatorie, a differenza di ora, e sono sorte delle opportunità molto interessanti per fare pratica. Oltre a ciò, gli studenti devono fare una tesi di Master. Si tratta di un titolo di studi professionale e la tesi è molto pratica: un’interpretazione in una situazione reale che lo studente poi analizza tenendo conto della preparazione, la sua prestazione, ecc.. A mio giudizio, s’impara molto. Poi, essendo un Master, abbiamo a disposizione dei fondi propri (non molti, ma li abbiamo comunque), per cui possiamo organizzare delle attività come conferenze e workshop con esperti e acquisire del materiale.

Credo che uno dei punti forti è il programma di attività. Ci ha permesso di portare non solo interpreti di conferenze professionisti (dell’ONU e dell’UE, ad esempio), ma anche interpreti che lavorano in altri settori. Ad esempio, abbiamo avuto una sessione sul progetto dell’AIIC collegato all’interpretazione in zone di conflitto, oltre alla presentazione di un progetto sull’interpretazione per le vittime di violenza di genere. Inoltre, nell’ambito del programma formativo, ci siamo recati in una visita accademica di due giorni presso le istituzioni europee a Bruxelles, il che ha incluso dei workshop con degli interpreti del posto, simulazioni di prove di accreditamento dell’UE e simultanea in cabina muta in un incontro reale. È stata un’esperienza davvero positiva per tutti i partecipanti.

– Raccontano le leggende che mangi la frutta secca nella cabina per mantenere alto il livello delle tue prestazioni come interprete. C’è qualche segreto che vorresti condividere con noi?

– Hahaha! Beh, è vero: a metà pomeriggio, dopo una lunga giornata e quando ancora rimangono un paio d’ore in cabina, abbiamo bisogno di energia. In momenti come quello, la frutta secca è un buon consiglio perché i suoi nutrienti sono a rilascio lento e per quello sono più efficaci nelle sessioni lunghe per mantenere l’attività cerebrale, anziché il veloce incremento dello zucchero che si ha quando mangi, ad esempio, il cioccolato (qualcosa che fanno molti interpreti!).

Non so se ho segreti, ma sì posso condividere un paio di consigli: non arrivare mai a un lavoro d’interpretazione senza aver verificato le notizie. Può esserci stato un terremoto, un attentato, una «goleada» ai danni della squadra del presidente della riunione e che si faccia una marea di commenti che, se non capisci, ti disorienteranno. Adesso è molto facile mantenersi aggiornati sui fatti d’attualità, basta ad esempio guardare il cellulare nel tragitto al lavoro. È anche consigliabile arrivare in anticipo a un incarico d’interpretazione per poter sistemarti in cabina, leggere documenti di ultim’ora, avere persino un «briefing» con gli oratori, ed evitare lo stress aggiuntivo dell’arrivare in ritardo. Inoltre non è mai una cattiva idea avere carta e diverse penne a disposizione, caramelle per la tosse, dormire bene la notte prima… Sulle pagine web delle associazioni professionali ci sono molti consigli pratici per gli interpreti.

París 2015

– Qualche momento memorabile?

– Dopo così tanti anni di esercizio professionale, sì, ci sono stati diversi momenti memorabili: interpretare persone ammirevoli, come Eduardo Galeano, o il mitico sindacalista Marcelino Camacho, e personaggi di spicco, quali il Re Juan Carlos, o gli ex-presidenti della Spagna Felipe González o José María Aznar. Ho pure interpretato qualche ex-alunno che ho ritrovato come oratore, dopo alcuni anni, e mi è piaciuto tantissimo invertire i ruoli. È memorabile anche interpretare degli interventi chirurgici dal vivo; in un’occasione il tecnico è svenuto per via di quello che vedeva! Facendo un bilancio, credo che i lavori che più mi hanno segnato siano stati un seminario sui parti naturali che ha riunito ostetriche del mondo intero, dalla Foresta Amazzonica fino all’ospedale meglio attrezzato. Abbiamo visto molti parti ed è stato commuovente. Poi, interpretare Pedro Duque, l’astronauta spagnolo, assieme all’equipaggio con cui è andato nello spazio, è stato emozionante. Ma ci sono altri incarichi terribili che risultano difficili da dimenticare, come interpretare le testimonianze delle vittime delle invasioni in Iraq.

– Mi piace lavorare con grandi squadre di colleghi con cui uno si trova bene. Quello mi è successo, per esempio, durante i Giochi del Mediterraneo del 2005 ad Almería.

Ora che la gastronomia è di moda, mi è capitato d’interpretare cuochi famosi mentre preparavano e facevano commenti sulle loro prelibatezze dal vivo. Una volta, quando lo chef in questione stava preparando delle tapas, ci portavano degli assaggi perché potessimo capire quello che stavamo spiegando… e dunque, mentre interpretavo in cabina, ho assaggiato ostriche con granita di gin tonic e cetriolo e lecca-lecca di cioccolato con frutti di mare, fra le altre cose.

Convivere durante alcuni giorni o di più con i colleghi o gli oratori è sempre un’esperienza intensiva e coinvolgente. Forse la cosa più divertente che mi sia capitata ha avuto luogo durante un corso di formazione di giovani leader organizzato dal Consejo de la Juventud de España (Consiglio della Gioventù in Spagna) e che radunava giovani da tutto il mondo. Era un corso residenziale e, nella settimana che è durato, siamo arrivati a conoscerci piuttosto bene. Nell’ultima sessione, un gruppo ha fatto una parodia di una sessione, interpretazione inclusa, imitando quello che succedeva in cabina (tale e quale lo vedevano i partecipanti). È stato molto buffo e curioso osservare il modo in cui ci percepivano da fuori e mi dispiace soltanto non averlo registrato, dato che è stata un’enorme sorpresa e non ce l’abbiamo fatta in tempo.

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– Per quanto riguarda i tuoi rami principali di ricerca, correlati all’11-M e a una Direttiva dell’UE, cosa ti ha portata a sceglierli?

– Credo che la ricerca debba essere utile e non solo teorica. Ho interesse a esplorare l’utilità sociale delle professioni di traduttore e interprete. È necessario spiegare in che cosa consistono e svolgere un lavoro divulgativo, perché, nonostante siano professioni molto estese, non le si conosce molto bene e ci sono tanti fraintendimenti. Il processo per gli attentati terroristici dell’11-M è stato il primo mega-processo in Spagna a utilizzare l’interpretazione simultanea e il lavoro degli interpreti ha acquisito grande visibilità. C’erano certi commenti sui media e da parte dei giudici e avvocati che dimostravano una chiara mancanza di conoscenza del lavoro dell’interprete. Conoscevo personalmente alcuni degli interpreti che hanno preso parte al tutto e la loro esperienza mi ha affascinata; motivo per il quale ho voluto studiare per documentare questa pietra miliare dell’interpretazione in Spagna. Per quel che concerne la Direttiva europea, si tratta di una normativa volta a garantire e regolare il diritto alla traduzione e interpretazione professionale di qualità nei processi penali in tutti i paesi europei. In alcuni paesi funziona già bene, ma in Spagna, tanto per dire, qualsiasi persona può interpretare in ambiti giudiziari e delle forze dell’ordine e ciò non garantisce un processo giusto per le parti coinvolte. C’è una marea di resse, come i casi in cui la donna maltrattata ha come interprete il suo seviziatore. Speravamo che questa situazione cambiasse con la Direttiva, ma la trasposizione in Spagna non si sta effettuando in modo corretto.

– Tornando un po’ più indietro nel tempo, una domanda che ci facciamo tutti è… Cosa ti ha portata a traslocare da Liverpool a Granada?

– In realtà non mi sono trasferita da Liverpool a Granada, ma da Edimburgo a Granada. Nonostante io sia di Liverpool, ho studiato Traduzione e Interpretazione a Edimburgo (Heriot-Watt University). Quando ho finito, mi hanno proposto di lavorare all’Università di Granada. È stato davvero utile per me, in quanto la mia prima lingua straniera era il francese e ho pensato che un paio d’anni in Spagna mi avrebbero permesso di migliorare il mio spagnolo. Non avrei mai immaginato che sarei rimasta così tanti anni!

– E a Buenos Aires invece? Com’è stata la tua esperienza in Argentina da britannica in un periodo delicato per il paese?

– Sono stata a Buenos Aires alla fine degli anni 80, quando non c’erano relazioni diplomatiche col Regno Unito a causa della guerra delle Malvine, che aveva avuto luogo nell’anno 82. Sono andata come professoressa invitata dal Colegio de Traductores Públicos de Buenos Aires (Scuola di Traduttori Giurati di Buenos Aires) e un’università privata per impartire un corso d’interpretazione e mi hanno entusiasmata molto sia il corso che il viaggio. Mi sono dovuta recare presso il Consolato Argentino a Cadice per richiedere il visto e, nell’attesa, mi hanno detto che il Console voleva conoscermi… ma non potevo immaginare per cosa. Quando sono entrata nel suo ufficio, mi ha stretto la mano e mi ha detto che voleva farmi i complimenti perché volevo andare nel suo paese nonostante la guerra! Non ho avuto problemi in Argentina, tutt’altro. È stata un’esperienza indimenticabile e ho stretto delle amicizie che durano ancora. Mi sentirò sempre strettamente legata all’Argentina.

anne iguazú

– Come descriveresti la tua esperienza in Belgio? Come la giudicheresti rispetto alle altre?

– Sono andata in Belgio per uno scambio scolastico e poi, in un’altra occasione, come traduttrice in uno stage. Anche queste esperienze mi hanno arricchita e lasciato delle amicizie che ancora conservo. E poi, quel cioccolato…

– Qual è la cosa che più ti manca del Regno Unito?

– La mia famiglia, senza ombra di dubbio. Manteniamo molto il contatto ed io ci torno spesso, ma non è la stessa cosa che far parte della loro vita quotidiana. Quando i miei amici di qua vanno le domeniche a pranzare a casa dei genitori… provo una grande invidia.

– Difenditrice degli animali e dei diritti delle persone, ti definiresti come una idealista? Che cose essenziali reputi che servirebbero alla società per migliorare?

– Sì, sono idealista e inseguo l’utopia… Magari non ce la facciamo, ma l’importante è il percorso e le aspirazioni. Viviamo in un mondo dove le agenzie di valutazione e i poteri finanziari in generale hanno più potere che i governi eletti, dove uno dei principali negozi è quello delle armi e dove gli interessi economici vengono posti al di sopra dei diritti umani. Mi scandalizzano le situazioni come quella della crisi dei rifugiati, la forma in cui è stato tartassato il popolo greco (e il governo di Syriza). Tuttavia, credo che alcune cose si possano cambiare, com’è stato dimostrato lungo la storia. Per migliorare, credo che la società abbia bisogno di più giustizia sociale e trasparenza, più democrazia, insomma: più decenza.

La politica è ovunque e anche nella nostra professione ci sono cose che si possono fare. Ad esempio, collaborare come interprete volontario, lavorando gratuitamente per rendere possibile la diffusione di voci e discorsi che, altrimenti, non si potrebbero sentire.

– Qual è il tuo libro preferito e perché?

– Difficile dire… non posso sceglierne uno solo! In inglese, forse un romanzo di Sebastian Foulkes, chiamato Birdsong (Il canto del cielo), sulla Prima Guerra Mondiale. Entrambi i miei nonni hanno preso parte alla guerra e quel romanzo mi ha profondamente commossa. In spagnolo mi ha fortemente segnata Las Venas Abiertas de América Latina (Le vene aperte dell’ America Latina), così come tutti i libri del grande Eduardo Galeano. E in francese La Chute (La caduta) di Albert Camus, che ho letto a 18 anni e che mi ha rivoluzionata. C’è anche un altro autore che mi ha molto colpita specie in questi ultimi anni: Khaled Hosseini.

– È risaputo che sei dipendente del cioccolato e del vino e che sei un’ottima cuoca, anche se non mangi la carne. È molto difficile per te? Che ricette riesci a preparare bene? Qualche vino preferito?

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– Non è affatto difficile per me non mangiare la carne, anche se nemmeno sono rigida. È stata una lenta evoluzione lungo molti anni e ha a che fare col mio rigetto per il maltrattamento di animali. E poi ci sono tante altre cose buone da mangiare! Poi sono flessibile. Mi piace improvvisare nella cucina, seguire il mio intuito e inventare nuove combinazioni con quello che c’è in frigo. Adoro il cibo indiano e spesso preparo piatti indiani a casa (e metto musica di Bollywood per creare atmosfera). Questa estate ho scoperto la cucina tailandese e anche questa mi sembra interessante. Mi sto già dando da fare con alcuni piatti. E, certamente, quella italiana, ma non sono così brava. Non sono riuscita ancora a trovare il segreto degli spaghetti alle vongole, non riesco a preparare bene quel piatto nonostante i vari tentativi. Invece per i vini, ci sono alcuni di Ribera de Duero che adoro, come il Matarromera e il Carramimbre. Certo, ci sono degli ottimi vini in altri paesi pure, ma non li conosco così tanto.

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– Ultimamente viaggi spesso in Italia, vuoi per lavoro, vuoi per svago. Cosa ti attira di più del bel paese? Che posti hai visitato e quali sono le tue prossime mete?

Rome with my daughter. Oct 14

– Mio padre era innamorato dell’Italia. Durante la IIª Guerra Mondiale è vissuto a Bari e Napoli. Parlava italiano e siamo andati spesso in vacanza in Italia quando ero bambina. Adoravo il cibo, i paesaggi, la storia, la cultura, la combinazione unica e misteriosa tra eleganza e un tantino di caos… Guardare il mare da Siracusa e pensare che Archimede potrebbe essersi ispirato guardando lo stesso paesaggio, ad esempio… Che posti ho visitato? Quando ero piccola, ci recavamo in vacanza nell’Adriatico e a Forte dei Marmi, nella Toscana. Negli ultimi anni ho visitato Roma, Napoli, la Costiera Amalfitana, Verona, Sicilia e Sardegna. A dicembre vado a Venezia… Per le mie prossime mete mi piacerebbe fare un corso di cucina in qualche posto d’Italia. Se qualcuno che legge questo mi può dare un buon consiglio, avanti per favore!

Roma 2012

L’avete già letta; c’è qualcuno che le possa suggerire qualche corso di cucina in Italia? Alla prossima intervista!

Cabinas, viajes y activismo: Anne Martin

Anne

En Intérpretes y Traductores al desnudo-Interpreti e Traduttori allo scoperto celebramos con un poco de retraso el Día Internacional de la Traducción, o día de San Jerónimo, con la entrevista a Anne Martin, intérprete de conferencias y profesora en la Universidad de Granada. Anne, entre otras cosas, vivió en cuatro países distintos y tiene un perfil muy peculiar.

– Gracias por conceder esta entrevista, Anne. Sé que estás ocupada preparando el Máster en Interpretación de Conferencias de este año en la Universidad de Granada y que el tiempo siempre escasea. Me gustaría empezar justamente por ahí: ¿qué nos podés contar sobre el Máster? ¿Cuáles fueron los cambios más importantes con respecto a la especialidad de la Licenciatura? ¿Cuáles son los puntos fuertes?

– El Máster en Interpretación de Conferencias de la Universidad de Granada empieza su tercera edición ahora. Es una titulación de un curso académico, cuyo objetivo es formar intérpretes capaces de insertarse en el mundo profesional tanto como freelance como en las instituciones internacionales. Los idiomas que ofertamos son: alemán, árabe, francés e inglés, en combinación con el español. Los estudiantes deben ser nativos de una de estas lenguas, y tener un excelente dominio de dos más. Es un programa presencial y muy intensivo. Empezamos ahora la 3ª edición del Máster, pero antes impartíamos una especialidad en interpretación en el marco de la Licenciatura en Traducción e Interpretación, ahora desaparecido, por lo que en la Universidad de Granada tenemos mucha experiencia en la formación de intérpretes.

Inauguración Máster 2014-15

Los contenidos del Máster son muy similares a los de la especialidad de la Licenciatura aunque hay más horas lectivas. Si bien durante la Licenciatura las prácticas existían, no eran obligatorias, pero ahora sí, y han surgido unas oportunidades de prácticas muy interesantes. Por otra parte, los estudiantes deben hacer un Trabajo Fin de Máster (TFM). Se trata de una titulación profesional y el TFM es muy práctico: una interpretación en una situación real que el estudiante luego analiza con respecto a la preparación, su prestación, etc.. Creo que se aprende mucho. Además, al ser una titulación de posgrado, disponemos de presupuesto propio (no mucho, pero presupuesto al fin), por lo que podemos organizar actividades como charlas y talleres con expertos, y adquirir material.

Creo que uno de los puntos fuertes es el programa de actividades. Nos ha permitido traer no solo a intérpretes de conferencias profesionales (de la ONU y la UE, por ejemplo) sino intérpretes que trabajan en otros campos. Por ejemplo, hemos tenido una sesión sobre el proyecto de AIIC relacionado con la interpretación en zonas de conflicto, y la presentación de un proyecto sobre interpretación para víctimas de violencia de género. Por otra parte, en el marco del programa de prácticas hemos realizado una visita de estudio de dos días a las instituciones europeas en Bruselas que incluía talleres con intérpretes de allí, simulacros de exámenes de acreditación de la UE y simultánea en cabina muda en una reunión real. Fue una experiencia muy positiva para todos los implicados.

– Cuentan las leyendas que comés frutos secos en la cabina para mantener el nivel de tus prestaciones como intérprete. ¿Hay algún secreto que quieras compartir con nosotros?

– ¡Jajaja! Pues sí, a media tarde, después de una jornada larga, cuando todavía quedan un par de horas de cabina, necesitamos energía. En esos momentos los frutos secos son recomendables porque son de liberación lenta y por eso en las sesiones largas son más eficaces para mantener la actividad cerebral que el pico rápido de azúcar que te da comer chocolate, por ejemplo (¡algo que hacen muchos intérpretes!).

Secretos no sé pero sí puedo compartir un par de recomendaciones: nunca llegar a un trabajo de interpretación sin comprobar la actualidad. Puede haberse producido un terremoto, un atentado, una goleada al equipo del presidente de la reunión y que haya montones de comentarios que, si no lo sabes, te descolocarán. Ahora es muy fácil mantenerse al tanto de la actualidad, consultando el móvil durante el trayecto al trabajo, por ejemplo. Por otra parte, es recomendable llegar con tiempo a un encargo de interpretación para poder acomodarte en cabina, leer documentos de último momento, incluso tener un briefing con los ponentes, y evitar el estrés adicional de llegar tarde. Además no es mala idea siempre disponer de papel y varios bolis, caramelos para la tos, dormir bien la noche anterior… En las páginas web de las asociaciones profesionales hay muchos consejos prácticos para intérpretes.

París 2015

– ¿Algún momento memorable?

– Después de tantos años de ejercicio profesional, sí, hay muchos momentos memorables: interpretar a personas admiradas como Eduardo Galeano, o el mítico sindicalista Marcelino Camacho, y personajes destacados como el Rey Juan Carlos, o los expresidentes Felipe González o José María Aznar. También he interpretado a algún que otro antiguo alumno a los que he encontrado como ponentes, después del paso de los años, y me encantó que se hubieran cambiado las tornas. Memorable también es interpretar intervenciones quirúrgicas en vivo, ¡en una ocasión se nos desmayó el técnico ante lo que estaba viendo! Haciendo balance, creo que los trabajos que más me han marcado son un seminario sobre partos naturales que reunió a comadronas del mundo entero, desde la selva del Amazonas hasta el hospital más equipado. Vimos muchos partos y fue muy conmovedor. Por otra parte, interpretar a Pedro Duque, el astronauta español, junto con la tripulación con la que viajó al espacio, fue emocionante. Pero también hay encargos terribles que resultan difíciles de olvidar, como interpretar los testimonios de las víctimas de la invasión de Iraq.

Me gusta trabajar con equipos grandes de colegas con los que uno se lleva bien. Eso me ocurrió, por ejemplo, durante los Juegos del Mediterráneo de 2005 en Almería.

Ahora que la gastronomía se ha puesto de moda me ha tocado interpretar a cocineros famosos preparando sus manjares en vivo y comentándolo. En una ocasión, cuando el chef en cuestión estaba preparando tapas, nos iban trayendo las tapas para que pudiéramos entender lo que estábamos explicando… y así, en cabina, mientras interpretaba, probé gin-tonic de ostra y pepino y piruleta de chocolate con frutos de mar, entre otras cosas.

Convivir durante unos días o más con los colegas y ponentes siempre es una experiencia intensiva y absorbente. Quizás lo más divertido que me ha ocurrido fue durante un curso formación de líderes juveniles organizado por el Consejo de la Juventud de España y que reunía a jóvenes de todo el mundo. Era un curso residencial y, a lo largo de la semana que duró, llegamos a conocernos bastante bien. En la última sesión un grupo hizo una parodia de una sesión, con interpretación incluida, parodiando lo que pasaba en cabina (tal y como lo veían los participantes). Fue muy gracioso y perspicaz ver cómo nos percibían desde fuera y solo lamento no haberlo grabado, pero fue una sorpresa total y no nos dio tiempo.

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– En cuanto a tus ramas principales de investigación, relacionadas al 11-M y a una Directiva de la UE, ¿qué fue lo que te indujo a escogerlas?

– Pienso que la investigación debe ser útil y no solo teórica. Me interesa explorar la utilidad social de las profesiones de traductor e intérprete. Es necesario explicar en qué consisten, hacer una labor de divulgación, porque, a pesar de ser profesiones muy extendidas, no se conocen muy bien y hay muchos malentendidos. El juicio por los atentados terroristas del 11-M fue el primer macrojuicio en España en utilizar la interpretación simultánea y la labor de los intérpretes cobró gran visibilidad. Había ciertos comentarios en los medios y por parte de los jueces y abogados que demostraban una clara falta de conocimiento del trabajo del intérprete. Conocía personalmente a algunos de los intérpretes que intervinieron y me fascinó su experiencia, y por eso lo quise estudiar para documentar este hito en la historia de la interpretación en España. En cuanto a la Directiva europea, se trata de una normativa para garantizar y regular el derecho a traducción e interpretación profesional de calidad en procesos penales en todos los países europeos. En algunos países ya funciona bien, pero en España, por ejemplo, cualquier persona puede interpretar en ámbitos judiciales y policiales y eso no garantiza un juicio justo para los implicados. Hay montones de tropelías, como por ejemplo la mujer maltratada cuyo intérprete es su maltratador. Esperábamos que esta situación cambiara con la Directiva pero la transposición en España no se está realizando correctamente.

– Volviendo un poco más atrás en el tiempo, una pregunta que todos nos hacemos es… ¿Qué te llevó a mudarte de Liverpool a Granada?

– En realidad, no me mudé de Liverpool a Granada, sino de Edimburgo a Granada. Si bien soy de Liverpool, hice la carrera de Traducción e Interpretación en Edimburgo (Heriot-Watt University). Cuando terminé me propusieron trabajar en la Universidad de Granada. Me vino muy bien, porque mi primer idioma extranjero era el francés y pensé que un par de años en España me daría la oportunidad de mejorar el español. ¡Nunca me imaginé que me quedaría tantos años!

– ¿Y a Buenos Aires, en cambio? ¿Cómo fue tu experiencia en Argentina como británica en un período delicado para el país?

– Fui a Buenos Aires a finales de los años 80 cuando no había relaciones diplomáticas con el R.U. a causa de la guerra de las Malvinas, que se había librado en el año 82. Fui como profesora invitada por el Colegio de Traductores Públicos de Buenos Aires y una universidad privada a impartir un curso de interpretación y me hizo mucha ilusión tanto el curso como el viaje. Tuve que ir al Consulado Argentino en Cádiz para tramitar el visado y mientras estaba esperando, me dijeron que el Cónsul quería conocerme… no me podía imaginar para qué. ¡Cuando entré en su despacho me dio la mano y me dijo que quería felicitarme por querer ir a su país a pesar de la guerra! No tuve ningún problema en Argentina, todo lo contrario. Fue una experiencia inolvidable y establecí amistades que todavía perduran. Siempre me sentiré estrechamente vinculada a Argentina.

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– ¿Cómo describirías tu experiencia en Bélgica? ¿Cómo la calificarías con respecto a las demás?

– A Bélgica fui como estudiante de intercambio, y luego en otra ocasión como traductora en prácticas. También fueron experiencias enriquecedoras, que me dejaron amistades que todavía conservo. Además, ese chocolate…

– ¿Qué es lo que más extrañás del Reino Unido?

– Mi familia, sin lugar a dudas. Tenemos mucho contacto y voy mucho, pero no es lo mismo que formar parte de su vida diaria. Cuando mis amigos de aquí van los domingos a comer a casa de los padres… me da mucha envidia.

– Defensora de animales y de los derechos de las personas, ¿te definirías como una idealista? ¿Qué cosas esenciales creés que necesitaría la sociedad para mejorar?

– Sí, soy idealista y persigo la utopía… A lo mejor no llegamos, pero lo importante es el camino y las aspiraciones. Vivimos en un mundo donde las agencias de calificación y los poderes financieros en general tienen más poder que los gobiernos elegidos, donde uno de los mayores negocios es el de armas y los intereses económicos están por encima de los derechos humanos. Me escandalizan situaciones como la crisis de los refugiados, la forma en la que se ha machacado al pueblo de Grecia (y al gobierno de Syriza). Sin embargo, creo que sí se pueden cambiar algunas cosas, como se ha demostrado a lo largo de la historia. Para mejorar, creo que la sociedad necesita más justicia social y transparencia, más democracia, más decencia en suma.

La política está en todas partes y desde nuestra profesión también hay cosas que se pueden hacer. Por ejemplo, colaborar como intérprete voluntario, trabajando gratuitamente para posibilitar la difusión de voces y discursos que, de otra forma, no se oirían.

– ¿Cuál es tu libro preferido y por qué?

– Difícil… ¡no puedo elegir solo uno! En inglés, quizás una novela de Sebastian Foulkes llamada Birdsong, sobre la primera guerra mundial. Mis dos abuelos estuvieron en esa guerra, y esa novela me conmovió profundamente. En español me marcó mucho Las Venas Abiertas de América Latina, como todos los libros del gran Eduardo Galeano. Y en francés La Chute de Albert Camus, que leí con 18 años y me revolucionó. Hay también un autor que me ha impresionado especialmente en estos últimos años y es Khaled Hosseini.

– Es sabido que sos adicta al chocolate y al vino y que sos muy buena cocinera, aunque no comés carne. ¿Se te hace muy difícil? ¿Qué recetás se te dan bien preparar? ¿Algún vino preferido?

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– No se me hace nada difícil no comer carne, aunque tampoco soy estricta. Fue una evolución lenta a lo largo de muchos años y tiene que ver con mi rechazo al maltrato animal. Además ¡hay tantas otras cosas ricas que comer! Tampoco soy estricta. Me gusta improvisar en la cocina, seguir mi intuición e inventar nuevas mezclas con lo que hay en la nevera. Me encanta la comida india y a menudo preparo platos indios en casa (y pongo música de Bollywood para ambientar). Este verano he descubierto la cocina tailandesa y también me parece interesante. Ya estoy dando mis pinitos con algunos platos. Y, por supuesto, la italiana, pero no se me da tan bien. Todavía no he encontrado el secreto de “spaghetti alle vongole”, no me sale bien ese plato por mucho que lo intente. En cuanto a vinos, hay algunos vinos de Ribera de Duero que me encantan, como el Matarromera y el Carramimbre. Claro, hay vinos excelentes en otros países también pero no los conozco tanto.

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– Últimamente viajás seguido a Italia, ya sea por trabajo o por placer. ¿Qué es lo que más te atrae del bel paese? ¿Qué lugares visitaste y cuáles son tus próximas metas?

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– Mi padre era un enamorado de Italia. Durante la IIª Guerra Mundial vivió en Bari y Nápoles. Hablaba italiano y fuimos mucho a Italia de vacaciones cuando yo era niña. Me encanta la comida, los paisajes, la historia, la cultura, la combinación única y misteriosa entre elegancia y algo de caos… Mirar el mar desde Siracusa y pensar que Arquímedes puede haberse inspirado mirando esa misma vista, por ejemplo… ¿Qué lugares visité? Cuando era pequeña íbamos de vacaciones al Adriático y a Forte dei Marmi, en la Toscana. En los últimos años he visitado Roma, Nápoles, la costa Amalfitana, Verona, Sicilia y Cerdeña. En diciembre voy a Venecia… En cuanto a mis próximas metas, me gustaría hacer un curso de cocina en algún lugar de Italia. Si alguien que lee esto me puede hacer una buena recomendación, ¡adelante, por favor!

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Ya la leyeron; ¿hay alguien que pueda recomendarle algún curso de cocina en Italia? ¡Hasta la próxima entrevista!